Cammino Libera Tutti
È iniziato tutto per gioco, un po’ per dire “Almeno esco di casa e cambio aria”.
Più si avvicinava la data e più il mio pensiero cambiava, vedendo il sogno di 2 anni che si stava avverando; non ci ho creduto fino a quando non mi è arrivata l’autorizzazione. Lì si è aperto un mondo che non pensavo esistesse più, un mondo di cui mi sono privato da solo. Tantissimi pensieri che si mescolavano fra di loro, emozioni inimmaginabili che nemmeno riesco a spiegare perché è impossibile spiegarle. Il giorno prima di partire ho fatto e rifatto 5 volte lo zaino, non ho dormito la notte aspettando l’ora dell’incontro.
Si parte e ancora non ci credo; mi sembra tutto troppo bello per essere vero, ma è così. Inizio a conoscere piano piano le persone che si sono prese questa responsabilità enorme. Persone stupende che si sono aperte senza nessun pregiudizio nei miei confronti e anche io sono riuscito ad aprirmi con loro. Cose che non ho mai detto a nessuno a loro mi è venuto spontaneo raccontarle.
Con la testa piena zeppa di pensieri arrivo a Siena, città che già conoscevo, ma che per la prima volta vedevo con occhi e testa completamente diversi.
Parto senza sapere se sarei mai riuscito a farmi tutti quei km a piedi e piano piano la terra inizia a scorrere come se fosse la prima volta. Avevo una fame irrefrenabile: non c’era salita, discesa, fango, terreno accidentato e asfalto che potesse fermarmi. La testa volava, riassaporando un senso di libertà che mai fino ad oggi avevo così pienamente apprezzato. Non mi sentivo più un lupo solitario, bensì un lupo all’interno di un branco che poteva fidarsi ad occhi chiusi di ognuno di loro. È stato bellissimo farsi conoscere da tutti senza nessuna maschera, senza paure.
Si è creato un legame unico e indissolubile. Poteva essere solo un lavoro per chi mi accompagnava in questo cammino e invece siamo diventati una grande famiglia.
La prima tappa è stata una delle più lunghe, forse la più dura sia mentalmente sia fisicamente, non sapendo cosa potermi aspettare. Passo dopo passo sono ancora più consapevole di quello che sto facendo, penso più a me stesso pur essendo in gruppo. Mi accorgo però che non sono solo e l’aiuto psicologico, anche solo fare due chiacchiere per conoscerci, mi permette di camminare con i miei piedi ma anche con la testa. Arrivo a fine tappa con una visione di questa avventura completamente diversa da come era iniziata. Comincio a fare gruppo, anche se non riesco ancora a togliermi del tutto la corazza che mi sono costruito in tutti questi anni. Alla sera, per la prima volta dopo tanto tempo, i brutti pensieri sono sostituiti da una tranquillità unica.
Una tappa relativamente monotona si trasforma in una spettacolare variazione del percorso grazie a Giovanni, una persona stupenda e un pozzo di conoscenza (mi ricorda molto mio nonno). La tappa si allunga ma non importa, ormai non contano i km da percorrere: la distanza viene sostituita dalla voglia di vedere e conoscere posti in cui la mente è in grado di volare. Ti fa sentire molto più leggero, cancellando tutti i casini passati. Non esistono parole per descrivere questo percorso: dopo tanti km di asfalto sembra di essere stato trasportato in un altro mondo.
Nella tappa Colle Val D’Elsa – San Gemignano entriamo nel mio mondo, quello del vino. I panorami sono sempre più belli: la natura e il camminare danno un senso di tranquillità e di libertà che prima cercavo in altri modi non proprio consoni per la legge.
Ogni pellegrino ha la sua storia e il suo perché, si trova lì e non è solo il voler camminare, ma cose molto più profonde che lo spingono a uscire di casa per intraprendere quest’avventura.
In un momento di pausa, siamo tutti insieme intorno ad un tavolo e ridiamo e scherziamo come se fossimo amici da una vita. Il cammino riesce a fare anche questo. Il gruppo si uniforma sempre di più, passo dopo passo la mia corazza inizia a sbriciolarsi molto velocemente e il vento ne allontana ogni pezzo, aiutandomi a non ritrovarla per indossarla nuovamente. Il vento non mi ferma e vado sempre più leggero, il passo è deciso, tanto che vorrei sempre camminare.
Per la prima volta negli ultimi 15 anni, e ancor di più dopo 2 anni e mezzo di arresti domiciliari e carcere, mi sono sentito veramente libero senza maschere. Mi sono sentito io, il vero Matteo, quello che pensavo non esistesse più. Proprio in questo momento sono diventato ancora più consapevole di quanto sia impagabile la bellezza di sentirsi liberi in tutti i sensi. Io posso dire di averci lasciato una parte di me e come ci ha spiegato Giovanni, “la bellezza del cammino è trovare quello che lascia ogni pellegrino che lo percorre, ma non un sasso o un segnale, bensì un suo pensiero”. Spero che chi troverà il mio ne prenda spunto per non fare i miei stessi errori e capisca veramente il senso di libertà che si prova.
Si stava avvicinando la fine di questa bellissima esperienza ed è stato un boccone molto difficile da mandare giù. Il tratto in cui il gruppo ha iniziato veramente a essere tale penso sia stato verso la fine, eravamo tutti insieme uniti verso una meta, ci stavamo accorgendo di essere quasi al capolinea e infatti ormai ci eravamo tolti dalla testa i pensieri con cui eravamo partiti. A Galleno penso di aver mangiato una delle migliori cene di tutto il cammino, non solo perché abbiamo mangiato bene, ma anche e soprattutto perché in quel momento mi sono sentito veramente parte di una famiglia. Durante l’ultima tappa ormai avevamo imparato a fidarci uno dell’altro ed era almeno per me lo scopo di questo cammino.
Sono fiero del mio percorso e di essere riuscito ad aprirmi completamente. Ringrazio di cuore tutti coloro che hanno reso possibile questo cammino.
Stefano è un uomo che ne ha fatte di tutti i colori: è sempre stato irruento e combattivo, ma anche coriaceo, per non dire duro!
Parlando dell’esperienza che ho vissuto con voi del “Cammino libera tutti”, venivo da almeno 18 anni di iper eccessi, in quanto ho iniziato a combinare guai a 17 anni. Col passare del tempo (ora ho 48 anni), i vizi si incancreniscono, diventando ragioni di vita; cercano di annullare e di eliminare, spesso riuscendoci, tutto ciò che vorresti, che ti piacerebbe o dovresti fare, rendendoti anche schiavo di te stesso. Nel frattempo ho conosciuto mia moglie ed è poi nato mio figlio. Loro sono le persone verso le quali provo un amore e un affetto indescrivibili.
Le cose sono migliorate un po’, ma non completamente e soprattutto non definitivamente. È proprio qui che entrano in scena le dottoresse Severi e Frascati, oltre al Ministero di Grazia e Giustizia, a cui devo molto e sono infinitamente grato per l’occasione ricevuta. In particolare, però, entrate in scena voi del “Cammino libera tutti”. Siete fantastici, stupendi e reali e, dopo avervi conosciuto bene, credo ciecamente che lo sarete con chiunque, dovunque e per chiunque. Dal nulla mi avete portato via con voi e avete fatto sì che riuscissi di nuovo a credere in me e nelle mie capacità, e che tutto è possibile, anche se con fatica. Un esempio? Fare 200km per tornare a casa da Siena! Mi avete fatto ricordare chi ero e chi e cosa sono ora, ma soprattutto mi avete fatto credere nuovamente nel prossimo, nel quale non avevo più molta fiducia.
Da questo viaggio son tornato più forte che mai: quando son partito pesavo 113 kg e ora ne peso 105. Continuo a camminare, tutte le mattine mi alzo verso le 6 e faccio 7,5km; ero partito che camminavo a 4,2 km/h, ora vado a 5,2km/h e questo vuol dire che in un’ora percorro un chilometro in più rispetto a quando son partito. La cosa che più mi ha stupito è che ho smesso di avere determinati comportamenti per me distruttivi e questo era veramente impensabile all’inizio, anche se ci speravo molto. Un’esperienza simile la proporrei a tutti indistintamente, anche coloro che magari pensano di non averne bisogno, perché quando si torna si è sicuramente diversi, più forti e appagati. Ecco, vi ho raccontato un po’ chi era, chi è e chi sarà Stefano Nardoni.
Un grazie enorme a Giovanni, Samantha, Fabio, Andrea, Simone e Roberta